UNA FIDUCIA INDISTRUTTIBILE
Enrique Martínez LozanoGv 14, 1-6
"Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me. Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via."
Gli disse Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?" Gli disse Gesú: "Io sono la via, la verità e la vita. Nessuno viene al Padre se non per mezzo di me."
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È chiaro che nel "testamento spirituale" di Gesú vi appare riflessa la vita della comunità giovannea: una comunità che soffre l'inquietudine e l'ansia come conseguenza delle persecuzioni esterne e della divisione interna.
A questa comunità è rivolta la parola di Gesú: "Non sia turbato il vostro cuore". Il verbo usato nell'originale greco (ταρασσεσθω: tarasseszo) indica una commozione molto profonda, simile ad un turbamento che acceca.
Senza dubbio, questa sarà stata anche l'esperienza dei discepoli davanti agli avvenimenti che si succedettero negli ultimi giorni dell'esistenza del loro Maestro. Ed è ugualmente la nostra quando ci accade qualcosa che ci sconcerta profondamente in qualunque senso.
Il turbamento o l'angoscia appaiono -con maggiore o minore intensità- ogni volta che uniamo la nostra sorte a "quello che accade", quando quello "che accade" non coincide con i nostri desideri o le nostre aspettative.
"Quello che accade" riveste una duplice caratteristica: da un lato, sfugge alla nostra volontà; dall'altro, è sempre impermanente. Nell'identificarci con esso, diveniamo marionette degli avvenimenti, il nostro stato d'animo sfugge alle nostre mani e sopravviviamo fluttuando in alti e bassi.
L'uscita non può passare mai per l'impossibile controllo di quello che accade, ma per situarci in "un altro luogo", nella coscienza di quello che accade. Quello che accade è impermanente; la coscienza permane sempre: gli alti e bassi sono sostituiti dall'equanimità.
La saggezza consiste, dunque, nel fare il "passo" da quello che accade alla coscienza di quello che accade. E ci addestriamo in questo ogni volta che, davanti a qualsiasi sensazione, sentimento, emozione, stato d'animo, circostanza, avvenimento..., diveniamo consapevoli di quello che stiamo sentendo o di quello che sta succedendo. Nel divenirne consapevole, prendo le distanze -cresco in libertà- ed entro in connessione un poco piú lucidamente con la mia vera identità: non sono niente di ciò che possa accadere, pensare o sentire, ma la coscienza del fatto che tutto ciò appare.
La coscienza non si preoccupa, non soffre, non si altera; e neanche muore, poiché non è mai nata. Permette che tutto sia. È saggezza che guida tutto il processo. Allinearsi con essa significa ancorarsi alla nostra vera identità e fluire con la corrente della Vita.
Alla stessa cosa mirano le parole di Gesú: "Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me". Gesú mette in relazione diretta la fede con la calma (pace), in una chiamata reiterata alla fiducia. Come se dicesse: mantenete la fiducia, confidate che il Fondo buono dell'esistenza vi sostiene in ogni momento, perché costituisce nientemeno che la vostra identità piú profonda.
Non siamo chiamati a confidare in "qualcosa" che la nostra mente ci presenta, ma in Quello che si chiama, tra altri mille nomi, Fiducia, e che è sempre in salvo.
Dalla prospettiva non-duale, il messaggio è palmare e semplice: confida in ciò che realmente sei, perché nulla e nessuno lo potrà colpire. In questo fondo, dice Gesú -anche se in realtà sembra che fosse un detto tradizionale della comunità giovannea-, "vi sono molti posti", vale a dire, c'è posto per tutti. Il plurale significa, semplicemente, ampiezza. La Coscienza o Dio è il "luogo" illimitato che tutti condividiamo, in cui tutti ci ritroviamo. Si tratta dell'"identità condivisa", nella quale "ci sono io e ci siete anche voi". Solo quando viviamo in connessione con questa, ci scopriamo uno con Gesú, uno con Dio.
Davanti a tale proposta, non è strano che si risvegliasse la domanda che si mette in bocca a Tommaso riguardo alla via, cosí come la proclamazione eccelsa da parte di Gesú: "Io sono la via, la verità e la vita".
"Io sono la via": "Verità" e "Vita" sono altri nomi per riferirci alla Coscienza o a Dio. E la via non è altra che il prendere coscienza del fatto che questa è giustamente la nostra vera identità: Io Sono.
Gesú parla essendo consapevole di questa identità e ancorato ad essa. Ma, essendo condivisa, le sue parole le possiamo dire ciascuno di noi..., purché ci troviamo anche noi in connessione con chi realmente siamo.
Ciò che è Gesú, lo siamo tutti. Quello che succede è che ci fa paura riconoscerlo e rimaniamo nell'ignoranza che ci riduce al piccolo io o ego, con il quale ci siamo identificati. E per il nostro io risulta piú semplice, piú comodo e perfino piú "sensato" collocare Gesú su una pedana elevata, rendendogli culto, che vederlo come uno "specchio" che sta riflettendo ciò che già siamo tutti. Ci fa piú paura la luce che il buio: ed è appunto questa paura che ci impedisce di fare nostre le parole di Gesú.
Enrique Martínez Lozano
Traduzione: Teresa Albasini